Il trading sugli Indici è diverso dal trading sulle Commodity in cui si investe sulle materie prime o dal trading sul Forex dove si investe sulle valute.
Gli indici (azionari) sono essenzialmente panieri di singole Azioni che sono spesso classificate da istituzioni indipendenti come le principali banche o società specializzate.
Anche denominati “indici di riferimento” hanno un impatto fuori misura sulle economie e sono generalmente considerati indicatori affidabili della salute economica di un determinata parte di mecato, mercato intero, Paese o area.
Quando si investe in un indice dunque si sta essenzialmente investendo in un segmento molto ampio di un mercato, o persino in un intero mercato stesso, se non dell’intero Paese che esso rappresenta. Ad esempio investendo nel Dow Jones, si investe in una parte significativa del mercato industriale statunitense e quindi nella riflessione delle diverse proprietà di quello specifico mercato.
Gli indici possono essere classificati in molti modi dato che un indice può includere titoli di più regioni e le regioni possono essere definite geograficamente o per livelli di industrializzazione o reddito.
Un indice “nazionale” rappresenta appunto l’andamento del mercato azionario di una determinata nazione e pertanto riflette il sentimento degli investitori sullo stato della sua economia.
Gli indici di mercato quotati più regolarmente sono gli indici nazionali composti dalle azioni di grandi società quotate nelle più grandi borse valori di una nazione.
Molti indici sono invece regionali, come l’indice FTSE Developed Europe o l’indice FTSE Developed Asia Pacific. Esistono indici più specializzati che tracciano la performance di settori specifici del mercato.
Altri indici possono tracciare aziende di una certa dimensione, un certo tipo di gestione o anche criteri più specializzati.
L’andamento dei prezzi e la volatilità degli indici sono influenzati ovviamente dai principali fattori che influenzano le aziende di quel determinato settore, oltre che da eventi politici e dai dati economici come dati sull’occupazione e grandi cambiamenti nei mercati delle valute.
Vale anche la pena sottolineare che importanti cambiamenti nella “fortuna” di una singola grande azienda che fa parte di un indice più ampio possono avere un impatto sproporzionato sulle sue prestazioni.
Come si calcolano gli indici
Ogni indice ha una propria metodologia di calcolo.
Nella maggior parte dei casi, la modifica relativa di un indice è più importante del valore numerico effettivo che rappresenta l’indice.
Gli indici azionari sono in genere calcolati in due modi.
La maggior parte degli indici globali è ponderata in base alla capitalizzazione (capitalisation-weighted), il che significa che una società con una capitalizzazione di mercato più elevata (o valore totale sul mercato) ha un impatto maggiore sul prezzo del suo indice.
Tuttavia, alcuni importanti indici – come il Dow Jones e il Nikkei 225 – sono ponderati in base al prezzo (price-weighted), il che significa che una società con un prezzo delle azioni più elevato influisce maggiormente sul prezzo dell’indice. In un indice ponderato in base al prezzo, ad esempio, una società con un prezzo delle azioni di 100 avrà un’influenza dieci volte maggiore di una società con un prezzo delle azioni di 10.
Alcuni indici hanno poi più versioni le quali possono differire in base alla ponderazione delle componenti dell’indice e alla contabilizzazione dei dividendi.
Ad esempio, esistono tre versioni dell’indice S&P 500: rendimento del prezzo, che considera solo il prezzo dei componenti, rendimento totale, che rappresenta il reinvestimento dei dividendi e rendimento totale netto, che rappresenta il reinvestimento del dividendo dopo la detrazione di una ritenuta d’acconto fiscale.
I movimenti degli indici azionari sono spesso misurati in punti ed in tick.
Un punto è sempre la cifra che precede il primo decimale.
I tick invece variano da indice a indice.
Val pena sottolineare comunque che è abbastanza comune ragionare in punti anziché in tick.
Poiché sono puramente nozionali e non fisici o comunque non ad essi riportabili, l’unico modo per negoziare un indice è tramite un prodotto che rispecchi le sue prestazioni.
Questi prodotti possono includere fondi indicizzati, ETF, futures e CFD.
Ecco alcuni dei vantaggi del trading di indici anziché di singole azioni:
- Trasparente: il metodo di costruzione è chiaro.
- Meno analisi tecnica: gli investitori possono dedicare più tempo all’analisi di un grafico che cercare di esaminare migliaia di azioni per individuare la giusta società.
- Elevata liquidità: il mercato altamente liquido crea degli spread più contenuti che si traducono in meno denaro speso per transazione.
- Non dover analizzare i rapporti finanziari: non è necessario sottoporre a screening le scorte di dati fondamentali. Il trader passerà la maggior parte del suo tempo a guardare il quadro generale e il sentimento generale del mercato.
Nel trading sugli indici molti trader professionisti scelgono di operare in periodi di elevata volatilità del mercato, in primis quando il mercato prescelto si è appena aperto o quando si chiuderà presto. Inoltre eventi di notizie globali o dati economici chiave, come i salari degli Stati Uniti non agricoli o gli annunci sui tassi di interesse innescano una volatilità superiore alla media.
Gli indici più negoziati
Dow Jones – spesso definito semplicemente “Wall Street”, comprende 30 delle più grandi società pubbliche degli Stati Uniti. La grande diversità dei settori rappresentati si traduce in un indice meno sensibile all’estrema volatilità e che quindi non è particolamente influenzao dai movimenti di prezzo di una singola azione. Le fluttuazioni improvvise e la forte volatilità sono quindi meno probabili quando si negoziano indici di questo tipo rispetto a quando si scambiano singole Azioni.
Standard & Poor’s 500 – indicato semplicemente come S&P 500 è uno degli indici più conosciuti al mondo e uno dei benchmark più comunemente utilizzati per il mercato azionario. Include il 75% del totale delle azioni scambiate negli Stati Uniti.
NASDAQ 100 – anche indicato come “US Tech 100” è un indice ponderato in base alla capitalizzazione composto da 100 aziende americane in una vasta gamma di settori con particolare attenzione alla tecnologia.
DAX – indicato come “Germany 30”, composto dalle 30 principali società tedesche per capitalizzazione di mercato. Esso è particolarmente adatto per gli investitori che cercano opportunità di trading a medio-lungo termine con meno rischi di volatilità estrema.
FTSE 100 – talvolta chiamato “UK 100”, rappresenta le 100 maggiori società del Regno Unito per capitale di mercato. È composto da una gamma veramente diversificata di società in una grande varietà di settori, e dunque è meno sensibile ai fattori che potrebbero avere un impatto più sproporzionato sui singoli titoli.
Nikkei 225 – il più grande indice ponderato in base al prezzo del Giappone comprende 225 delle maggiori società del Paese.
CAC 40 – chiamato semplicemente “France 40”, comprende 40 delle maggiori società francesi per capitalizzazione.
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Marco Compagno è un esperto trader indipendente con una solida esperienza nel settore finanziario. Ha lavorato come Credit Controller per CXG Business e Trading Specialist per Lead Capital Markets, acquisendo competenze preziose nel settore del trading. Marco ha anche una notevole esperienza come Trainer dei clienti per Safecap Investments, dove ha contribuito a formare i clienti sulle dinamiche del trading. Inoltre, è un avvocato qualificato, che aggiunge una prospettiva unica alla sua esperienza nel trading.